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Diritto all'oblio: la Suprema Corte sancisce la deindicizzazione e la rettifica esplicativa

  • Immagine del redattore: Antonio De Martino
    Antonio De Martino
  • 26 gen 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 29 gen 2024

di Antonio De Martino

26 gennaio 2024


La Suprema Corte ha sancito che il diritto all'oblio può essere tutelato attraverso la deindicizzazione degli articoli dai motori di ricerca, purché all'articolo sia apposta una sintetica nota informativa che dia conto dell'esito finale del procedimento giudiziario.

Immagine di un uomo che cancella dati personali dal suo computer

Il diritto all'oblio è un diritto fondamentale della persona che consiste nella possibilità di non essere associato a dati personali che non sono più rilevanti o attuali. Questo diritto è tutelato dal GDPR, il Regolamento generale sulla protezione dei dati, che prevede che i dati personali devono essere cancellati se non sono più necessari per le finalità per le quali sono stati raccolti o trattati.


Nel caso in esame, un imprenditore era stato indagato per un reato contro la pubblica amministrazione. L'indagine era stata archiviata e l'imprenditore era stato assolto in sede penale.

L'imprenditore aveva quindi richiesto al quotidiano che aveva pubblicato la notizia dell'indagine la deindicizzazione dell'articolo dall'archivio online del giornale.


La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta dell'imprenditore, ritenendo che la deindicizzazione dell'articolo fosse necessaria per tutelare il suo diritto all'oblio. Tuttavia, i Giudici di Piazza Cavour hanno anche ritenuto che l'articolo dovesse rimanere accessibile dall'archivio storico del quotidiano, al fine di preservare la memoria storica dei fatti.


Pertanto, la Corte ha statuito che, in caso di articoli di stampa relativi a fatti risalenti nel tempo oggetto di una inchiesta giudiziaria, poi sfociata nell'assoluzione dell'imputato, l'articolo può rimanere nell'archivio informatico del quotidiano, purché:

  • sia deindicizzato e non sia reperibile attraverso i comuni motori di ricerca, ma solo attraverso l'archivio storico del quotidiano;

  • all'articolo sia apposta una sintetica nota informativa, a margine o in calce, che dia conto dell'esito finale del procedimento giudiziario in forza di provvedimenti passati in giudicato.


La decisione in parola rappresenta un importante passo avanti nella tutela del diritto all'oblio. La Corte ha infatti riconosciuto che il diritto all'oblio può essere tutelato anche attraverso la deindicizzazione degli articoli dai motori di ricerca, senza che ciò comporti la cancellazione definitiva degli articoli.

La soluzione adottata dagli Ermellini è un buon compromesso tra il diritto alla riservatezza degli interessati e il diritto alla conoscenza della collettività. La deindicizzazione degli articoli consente infatti di tutelare la riservatezza degli interessati, impedendo che i loro dati personali siano facilmente accessibili a terzi. Al contempo, la possibilità di accedere agli articoli dall'archivio storico del quotidiano consente di preservare la memoria storica dei fatti.


La pronuncia è destinata ad avere un impatto significativo sulla giurisprudenza in materia di diritto all'oblio, in quanto sarà senz'altro un precedente su cui parametrare le future decisioni.


(Cass. Civ. Sez. I, ordinanza n. 2893 del 31 gennaio 2023)

 
 
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